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Not an ordinary wine: 4 cose che non sapevi sull’Amarone

Not an ordinary wine: 4 cose che non sapevi sull’Amarone
  28 Gennaio 2019

L’Amarone è decisamente un vino fuori dall’ordinario. Sulla rete si leggono affermazioni molto fantasiose sul Re della Valpolicella, ma qua e là si trovano delle vere e proprie perle di verità. Come riconoscerle? È molto semplice: chiedere a qualcuno che l’Amarone lo vive e lo produce, come noi.

In Valpolicella, l’Amarone è un amico che accompagna tutti i momenti importanti: non esiste festività, lieto evento o grande cena che non veda una bottiglia di Amarone in mezzo alla tavola, di solito portata in dono dagli ospiti.

Ecco allora 4 verità che noi di Monteci vorremmo farvi conoscere sull’Amarone, il vino che più di tutti incarna lo spirito della bella Valpolicella.

L’Amarone è un meraviglioso errore

A volte, le migliori scoperte accadono per puro caso: la stessa cosa si può dire dell’Amarone. Le leggende a tal proposito sono moltissime, ma alla base c’è una dimenticanza. Il primo Amarone della storia altro non è che un recioto scapà, la cui fermentazione è proseguita indisturbata fino all’esaurirsi degli zuccheri presenti. Immaginate la faccia del vignaiolo che – dopo essersi ricordato di una botte dimenticata – va ad assaggiare e si ritrova un vino secco e (almeno in origine) amaro al posto del dolcissimo Recioto! C’è chi dice che lo scopritore dell’Amarone si chiami Adelino Lucchese, altri dicono che fossero i contadini che nascondevano le botti ai soldati tedeschi durante la seconda guerra mondiale. La verità probabilmente non la sapremo mai, l’importante è che qualcuno abbia fatto questo meraviglioso errore!

Le stesse uve per tanti vini

La Valpolicella è una terra di biodiversità e lo stesso si può dire dei vitigni che vi crescono. La cosa forse più interessante è che gli stessi uvaggi (in percentuali diverse) possono dare vita a molti vini diversi: è la lavorazione a cambiare completamente le carte in tavola! Corvina, Corvinone, Molinara, Rondinella e Oseleta sono i nomi delle uve utilizzate per tutti i vini della Valpolicella, con risultati estremamente differenti: Valpolicella Classico, Ripasso, Recioto, Amarone e Rosso Veronese sono le voci di un territorio unico che si esprime attraverso i propri vigneti. Attenzione però a non scambiare un Bardolino con un Valpolicella: anche se condividono le stesse uve, il Chiaretto è un vino che fa parte della zona Bardolino DOC!

Il disciplinare: tutte le regole da seguire (e sono tante!)

Un vino così importante è anche tutelato da un disciplinare molto rigido: sono moltissime le regole da seguire per la produzione dell’Amarone e dei vini della Valpolicella in genere. L’obiettivo è di mantenere una qualità sempre altissima. Per la produzione dell’Amarone vengono scelti solo i migliori grappol, ed esiste anche una quantità massima di uve che possono essere raccolte e utilizzate per l’Amarone e il Recioto. Inoltre, la composizione degli uvaggi è definita entro limiti molto precisi: Il Corvina e il Corvinone devono essere presenti in quantità dal 45 al 90% della composizione totale, e la Rondinella deve essere presente dal 5 al 30%; altri vitigni possono essere utilizzati in quantità minime e comunque definite per legge. Anche le condizioni ambientali e la coltura dei vigneti devono essere tradizionali, per rispettare al massimo le caratteristiche originali dell’Amarone.

Un vino che ama essere trattato bene

L’Amarone è un vino estremamente longevo, che può essere conservato in cantina per anni, se non per decenni. Il vino, prima di essere imbottigliato, riposa nelle botti di rovere per almeno due anni, e all’aumentare del tempo di affinamento aumenta anche la sua capacità di conservarsi nelle vostre cantine: esistono bottiglie di Amarone ancora ottime dopo più di vent’anni! Per conservare correttamente una bottiglia di Amarone è sufficiente seguire alcune semplicissime regole:
- la temperatura della cantina dev’essere mantenuta tra gli 11° e i 16° gradi, stando attenti ad evitare qualsiasi sbalzo termico;
l’umidità costante del 50-70% manterrà il tappo di sughero sempre in perfette condizioni ed impedirà all’aria di entrare e rovinare il prezioso vino all’interno.

L’oscurità è l’ultimo, importante fattore da tenere in considerazione: la luce altera le caratteristiche organolettiche del vino, motivo per cui le bottiglie utilizzate sono sempre di vetro spesso e scuro.
Non dimenticate infine di tenere le bottiglie sdraiate in modo che il vino sia sempre a contatto con il sughero.

Adesso potete anche dimenticarvi della bottiglia per diversi anni, ma di una cosa state pur certi: quando la stapperete, il risultato non potrà che essere formidabile.

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